Un disastro digitale che ci ha fatto riscoprire i piccoli negozi di quartiere che nel frattempo sono corsi ai ripari realizzando una piccola rete di consegne a domicilio nel raggio di pochi km.
L’Italia è costituita per la stragrande maggioranza da piccoli Borghi che la caratterizzano e la rendono famosa e apprezzata in tutto il mondo.
Tra le viuzze dei centri storici trovi piccole #botteghe che grazie ad una tradizione generazionale si sono con gli anni specializzati ed offrono servizi e prodotti di qualità a prezzi sostenibili per tutti.
Tutto questo mondo negli ultimi anni è stato messo sotto attacco da scelte governative discutibili magari sotto “pressioni delle varie multinazionali” che hanno tentano (ed in parte ci sono riusciti) di cancellare i piccoli negozi e far morire i centri storici e piccoli borghi delle nostre città, a favore di centri commerciali aperti 24h festivi compresi.
Quando questa tendenza sembrava inarrestabile arriva il cosiddetto in economia “Cigno Nero”, il Coronavirus e la prima pandemia dell’era della globalizzazione.
In questo periodo di quarantena per scongiurare la pandemia da Coronavirus molti italiani hanno sperimentato cosa vuol dire stare isolati e uscire solo per soddisfare servizi di prima necessità. Una delle questioni che li portava fuori di casa è stata la spesa di generi alimentari, e quando i grandi marchi dei generi alimentari si sono proposti di creare una rete capillare di spesa online hanno in realtà fatto una brutta figura.
A una generale impreparazione iniziale è seguita una sorta di vera odissea per molti Italiani, vedersi consegnati i generi alimentari acquistati in rete.
Seguendo le indicazioni del portale Altroconsumo abbiamo analizzato i principali marchi online in relazione ai loro tempi d’attesa per le consegne e ai loro sistemi di prenotazione e acquisto sui siti ufficiali.
Partendo da un marchio ben radicato sul territorio come Esselunga, si è riscontrato che il sito web non è esattamente in linea con le scorte effettivamente disponibili. Molto spesso dopo aver completato la prenotazione dei prodotti ed essersi diretti al check out ci si è accorti che tali non sono disponibili. Le consegne sono state organizzate in slot con pagamento da 7,90 euro, ma viste le richieste i più fortunati hanno dovuto attendere anche 16 giorni per l’arrivo della merce.
Il noto marchio francese Carrefour ha una rete di super e ipermercati abbastanza capillare in Italia, ma non si capisce come si sia potuto avallare un sito web che addirittura organizzava una fila virtuale davanti al PC solo per poter accedere al sito e prenotare le provviste. La consegna ha un costo di 4,99 euro ma è gratis per chi spende almeno 70 euro o appartiene alla categoria degli over 65.
Conad dal canto suo ha avuto grossi di problema di gestione degli accessi al sito, con moltissimi clienti sbattuti fuori dal server una volta entrati perché erano stati raggiunti il massimo di contatti contemporanei disponibili.
Anche il colosso delle consegne a domicilio Amazon ha deluso le aspettative sul ramo alimentare. Come successo con Esselunga, è capitato che alla prenotazione dei prodotti seguiva un improvvisa indisponibilità. In aggiunta i prezzi dei prodotti sono più alti della media e i costi di consegna sono lievitati in alcuni casi anche a 20 euro.
Un disastro digitale che ci ha fatto riscoprire i piccoli negozi di quartiere che nel frattempo sono corsi ai ripari realizzando una piccola rete di consegne a domicilio nel raggio di pochi km.
Tanto che nel centro sud dove ancora i piccoli negozi anche se a fatica hanno resistito, la quarantena è stata meno avvertita.
Speriamo che tale esperienza ci abbia insegnato qualcosa ora che siamo in Fase 2.
Fonte dal sito: www.tecnoandroid.it